Covid: effetto positivo sui risparmi delle famiglia

Gli asset finanziari globali sono aumentati del 9,7% nel 2020, raggiungendo per la prima volta la soglia di 200 trilioni di euro. In Italia sono cresciuti solo del 2,2%, al di sotto della media dell’Europa occidentale, mentre gli asset assicurativi e pensionistici del 6,4%.

Gli asset finanziari globali sono aumentati del 9,7% nel 2020, raggiungendo per la prima volta la soglia di 200 trilioni di euro. In Italia sono cresciuti solo del 2,2%, al di sotto della media dell’Europa occidentale, mentre gli asset assicurativi e pensionistici del 6,4%.

E’ stato «l’anno dei contrasti estremi», il 2020. Lo certifica anche l’annuale Global Wealth Report di Allianz, che esamina nel dettaglio la situazione
patrimoniale e debitoria delle famiglie in quasi 60 paesi. Il covid-19 ha distrutto milioni di vite e mezzi di sussistenza e l’economia mondiale è precipitata nella sua più profonda recessione dalla seconda guerra
mondiale. Allo stesso tempo, gli stati e le banche centrali hanno mobilitato somme inimmaginabili per sostenere l’economia, i mercati e le persone. E con successo: i redditi si sono stabilizzati e i mercati azionari si sono ripresi rapidamente

Per colpa, o merito, dei lockdown che hanno ridotto le opportunità di consumo, è nato il fenomeno del risparmio «forzato». I nuovi risparmi, si evince dal Global Wealth Report, sono aumentati del 78% a 5,2 trilioni di euro nel 2020, un record assoluto. Gli afflussi sui depositi bancari, l’opzione di default del risparmio forzato, consistente nel semplice lasciare sul conto corrente le entrate non spese, sono quasi triplicati (+187%). I depositi bancari hanno rappresentato la metà o più dei nuovi risparmi in tutti i mercati considerati. Di conseguenza, per la prima volta, i depositi bancari mondiali sono cresciuti a un tasso a doppia cifra e cioè dell’11,9%; il precedente picco di crescita era stato dell’8% nell’anno della crisi finanziaria (2008).

Mentre il valore dei titoli, sostenuti dal rally dei mercati, è cresciuto del 10,9%, gli attivi assicurativi e dei fondi pensione hanno mostrato uno sviluppo notevolmente più debole, crescendo del 6,3%.

Effetto vaccini

Nel 2021, dopo un avvio d’anno sottotono, le continue strozzature nel commercio mondiale e le nuove varianti del virus hanno imposto nuove restrizioni. Ciò nonostante, il Pil globale crescerà fortemente, alimentato dalle campagne di vaccinazione che consentono alle economie di riaprire e (parzialmente) tornare alla normalità. Inoltre, restano in vigore politiche monetarie espansive e un generoso sostegno pubblico. Il risultato per i risparmiatori di tutto il mondo? A parte eventuali importanti correzioni dei mercati azionari, alla fine il 2021 dovrebbe rivelarsi un altro anno positivo per loro, con una crescita complessiva degli asset finanziari a livello globale di circa il 7%.

«I dati principali sono impressionanti», ha affermato Ludovic Subran, capo economista di Allianz. «Ma dovremmo scavare un po’ più a fondo. La maggior parte delle famiglie non ha risparmiato realmente, ma ha semplicemente messo da parte i propri soldi. Tutto questo denaro inattivo sui conti bancari è un’opportunità sprecata. Invece, le famiglie dovrebbero investire nella loro pensione e nella transizione verde, consentendo alle società di padroneggiare le sfide fondamentali che dobbiamo affrontare, il cambiamento climatico e quello demografico. Il timore è che, se le famiglie alla fine inizieranno a non risparmiare più, il denaro finirà per reazione nei consumi, alimentando così solo l’inflazione. Abbiamo invece urgente bisogno di una nuova cultura del risparmio»

Inversione di tendenza

Nel 2020, gli asset finanziari nei mercati emergenti (+13,9%) sono cresciuti ancora più velocemente rispetto ai mercati avanzati (+10,4%), tornando dopo tre anni a modelli di crescita a noi familiari. Di conseguenza, anche il divario di prosperità tra paesi ricchi e paesi poveri si è leggermente ridotto. L’inversione di tendenza che era stata registrata l’anno scorso, con un
nuovo allontanamento dei paesi più poveri da quelli più ricchi, sembra quindi essersi per il momento fermato. Tuttavia, è troppo presto per esserne sicuri. Mentre molti paesi in via di sviluppo si sono comportati sorprendentemente bene nel primo anno della pandemia, ci sono indicazioni che le conseguenze e le sfide a lungo termine, dai programmi insufficienti di vaccinazione alle filiere di approvvigionamento riconfigurate secondo la trasformazione digitale e verde, potrebbero colpire principalmente i paesi più poveri.

Lo stesso si può dire per quanto riguarda la distribuzione della ricchezza nazionale. Mentre la classe media si è ridotta negli ultimi anni poiché la sua quota della ricchezza nazionale totale è diminuita in molti paesi, almeno per il 2020 gli immensi trasferimenti di risorse sembrano aver contrastato con successo un ulteriore allontanamento delle classi di ricchezza. Ma questa felice situazione potrebbe non durare quando scadrà il sostegno pubblico e gli effetti diretti della crisi si faranno sentire ancora una volta. Inoltre, la crisi ha portato a un significativo deterioramento dell’istruzione scolastica. È quindi probabile che il covid-19 rafforzi ulteriormente l’immobilità sociale. La graduale scomparsa della classe media si è pertanto fermata solo temporaneamente.

«La pandemia è una sfida notevolmente maggiore per i paesi più poveri. Molto probabilmente, il covid-19 continuerà a frenare lo sviluppo economico in questo gruppo di paesi ben più a lungo rispetto ai mercati avanzati. Ma la vera sfida verrà in seguito: questi paesi si ritroveranno in un mondo post-pandemia che renderà loro sempre più difficile sfruttare i vantaggi che hanno rispetto ad altre nazioni in modo comprovato, dati i cambiamenti duraturi nelle tecnologie, nella politica e negli stili di vita.
La graduale chiusura del gap di prosperità globale, sviluppo determinante negli ultimi decenni, non può più essere data per scontata».

Patricia Pelayo Romero, co-autrice del rapporto

La situazione in Italia

Gli asset finanziari lordi delle famiglie italiane nel 2020 sono aumentati solo del 2,2%, al di sotto della media regionale dell’Europa occidentale che è stata del 5,8%. In effetti, solo la Spagna, dove gli asset finanziari si sono addirittura ridotti, ha registrato una crescita più debole nel 2020.
Come si spiega? Il valore dei titoli è diminuito del 3,5% (sono il 39% di tutti gli asset finanziari), riflettendo la debole performance del mercato azionario italiano e il fatto che le famiglie italiane, in netto contrasto con
la maggior parte dei loro “vicini”, hanno ritirato denaro dai mercati dei capitali, continuando a scaricare obbligazioni. I depositi bancari sono invece aumentati del 7,2%, l’aumento più consistente dai giorni precedenti la grande crisi finanziaria, alimentati da afflussi record di nuovi risparmi che sono balzati del 70% nel 2020. Infine, gli asset delle assicurazioni e dei fondi pensione sono cresciuti di un solidissimo 6,4%. La quota di portafoglio di questa asset class è ancora modesta: il 25% rispetto alla media dell’Europa Occidentale del 39%, sebbene sia aumentata di oltre 10 punti percentuali dal 2009, inversamente alla quota riferita ai titoli che hanno perso quasi 10 punti percentuali.

Anche le passività sono cresciute solo in misura molto modesta, aumentando appena dello 0,5%, l’incremento più contenuto in cinque
anni. Tuttavia, il rapporto debito/PIL è balzato al 59% con la contrazione della produzione economica nel 2020. Questo rapporto, tuttavia, è uno dei più bassi dell’Europa Occidentale, ben al di sotto della media regionale (79%) e anche leggermente al di sotto del rapporto di indebitamento
delle famiglie tedesche.
Gli asset finanziarie netti, infine, sono aumentati del 2,7%. Con attività finanziarie nette pro capite di 62.780 euro, l’Italia è rimasta al 17° posto nella classifica dei 20 paesi più ricchi, appena un gradino sopra la Germania. Come altri paesi europei quali Francia, Belgio o Gran Bretagna,
l’Italia è scesa drasticamente nella classifica dal 2000. Di conseguenza, la top 10 ha un aspetto diverso oggi rispetto al 2000: sono più rappresentati il Nord Europa e l’Asia, ma con gli Stati Uniti e la Svizzera che continuano a svettare in cima alla classifica.

Per il 2021, conclude il rapporto di Allianz, ci si può aspettare uno sviluppo più dinamico, soprattutto grazie a un mercato azionario vivace. Con circa il 3,5%, gli asset finanziari delle famiglie italiane sono aumentati nel primo semestre del 2021 già più velocemente di tutto lo scorso anno.

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