Business interuption, la corte suprema britannica dà ragione agli assicurati

Centinaia di migliaia di piccoli esercenti vedranno pagate le loro richieste di risarcimento per le perdite da interruzione dell’attività legate al coronavirus. Si stimano sinistri fino a 8,3 miliardi di euro. E in Italia?

La sentenza del 15 gennaio della Corte Suprema del Regno Unito è di quelle che fanno rumore. Molto rumore. Secondo i giudici di sua Maestà, i piccoli esercizi commerciali, ristoranti e locali notturni, wedding planner e saloni di bellezza, hanno diritto ai rimborsi per le perdite causate dalla pandemia e dai conseguenti lockdown decisi dal governo di Boris Johnson. Il caso era stato sollevato lo scorso maggio dalla Financial Conduct Authority, organismo indipendente che regolamenta le società che forniscono servizi finanziari ai consu- matori inglesi, per conto di 370mila assicurati.
A seguito della pandemia, infatti, molti clienti con polizze assicurative Bi (business interruption) avevano presentato richieste di risarcimento per perdite derivanti dalla chiusura della loro attività. In effetti, alcune polizze offrono copertura per Bi derivante da malattie infettive o soggette a denuncia obbligatoria (una malattia soggetta a denuncia obbligatoria è qualsiasi malattia che per legge deve essere segnalata alle autorità governative), diniego all’accesso senza danni diretti e chiusure o restrizioni imposte dall’autorità pubblica. In alcuni casi, le compagnie di assicurazione han- no fornito la copertura ritenendo operative queste polizze, in altri l’operatività è stata negata.

Il 15 settembre 2020 la High Court aveva emesso una sentenza favorevole agli argomenti sollevati dalla Fca sulla maggior parte delle questioni chiave. Una decisione alla quale si erano appellati la maggior parte degli assicuratori coinvolti: Arch Insurance (Uk) Ltd, Argenta Syndicate Management Ltd, Ms Amlin Underwriting Ltd, Hiscox Insurance Company Ltd, Qbe Uk Ltd e Royal & Sun Alliance Insurance Plc (Rsa). Dopo aver esaminato attentamente tutte le clausole, la Corte presieduta da Lord Reed, ha respinto i ricorsi.
Paul Lewis di Herbert Smith Freehills, che ha agito per la Fca, ha commentato: «Questo è un risultato molto positivo. È importante soprattutto che la sentenza fornisca una guida definitiva su come le coperture per interruzione dell’attività debbano operare nel contesto della pandemia da Covid-19». I 370mila piccoli esercenti commerciali si preparano ora per la fase successiva: ottenere i rimborsi. «Abbiamo vinto una battaglia», ha commentato il titolare di un caffè a Dorchester, nel sud-ovest dell’Inghilterra. «La guerra, tuttavia, non è finita. Ottenere i risarcimenti è un’altra battaglia completamente nuova».
Si calcola che la sentenza potrebbe interessare circa 700 tipologie di polizze emesse da 60 diversi assicuratori. Alcuni analisti stimano un ammontare di sinistri tra i 3,7 e i 7,4 miliardi di sterline (tra 4,1 e 8,3 miliardi di euro). E ora il Financial Ombudsman Service e i tribunali in Scozia e Irlanda del Nord potrebbero utilizzare questa sentenza per pronunciarsi su casi simili.
Intanto Hiscox, Ms Amlin, Argenta e Rsa hanno dichiarato che liquideranno i sinistri il prima possibile. Hiscox ha stimato che dovrà sborsare altri 35 milioni di sterline al netto della riassicurazione, portando il totale dei sinistri a 136 milioni di sterline.
Le compagnie interessate hanno spiegato che stavano già liquidando le richieste di risarcimento «valide», ma che non potevano fornire una copertura illimitata per le perdite accumulate quando quasi l’intera economia è stata chiusa e le persone sane sono state obbligate a restare nelle loro case come non accadeva dalla Seconda Guerra Mondiale.
Christopher Croft, ceo dell’associazione di broker assicurativi Liiba, ha detto che la reputazione del settore è stata danneggiata: «Dobbiamo riflettere a lungo su come rimediare».

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