Dal penale, al risk management, dal lavoro al tax, dall’energy al societario, passando per innovazione e leadership aziendale.
Queste le categorie della prima edizione del Libro d’Oro di Le Fonti, che racchiude le eccellenze, legali e imprenditoriali, che si sono distinte per l’autorevolezza delle decisioni, la rilevanza delle operazioni e dei casi seguiti e per gli ambiziosi progetti messi in campo.
Non solo.
Anche per l’impegno sociale, per la capacità di influenzare l’economia e il diritto nel nostro Paese.
Sono avvocati, commercialisti, imprenditori, che da Nord a Sud si sono impegnati a innovare la cultura legale e aziendale, dedicando tempo ed energie alla formazione e all’educazione.
Nell’esercizio del loro lavoro, hanno messo al primo posto il benessere del cliente e della società che hanno contribuito a fondare o di cui sono alla guida. Lavorano fianco a fianco con le Istituzioni per garantire giustizia e per la promozione del Made in Italy all’estero. Professionisti di lungo corso e difensori della tradizione alcuni, rappresentanti dell’Italia più giovane e innovativa altri.
Il Libro d’Oro ha voluto mostrare i loro volti, raccontare la storia delle realtà che rappresentano e le ragioni per cui sono oggi considerati un simbolo dell’eccellenza, in Italia e nel mondo.
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AXA Italia Main Partner di X Factor 2020
9 mesi agoIl Gruppo assicurativo AXA Italia continua a sostenere il talento delle persone e i giovani in particolare e diventa partner del talent show di Sky X Factor 2020, prodotto da Fremantle, in onda su Sky Uno e NOW TV dal 17 settembre
Il Gruppo AXA Italia è Main Partner di X Factor 2020, il talent show musicale di Sky prodotto da Fremantle, in onda dal prossimo 17 settembre su Sky Uno e NOW TV. I giudici sono Emma, Hell Raton, Manuel Agnelli, Mika. Alla guida di #XF2020 c’è Alessandro Cattelan, anche quest’anno creative producer del talent.
Il Gruppo abbraccia il mondo di X Factor 2020 che, quest’anno più che mai, mette al centro dello show che sta per ripartire, in una fase di cambiamento epocale, i concorrenti, la loro musica, i loro sogni, i loro valori, in linea con la brand promise “Know You Can”, che ispira a credere in se stessi come motore di ogni percorso e con l’impegno ad essere partner delle persone e a sostenere le energie positive presenti nel Paese, soprattutto in un momento complesso come quello che stiamo vivendo.
Al centro del progetto editoriale, non solo la presenza costante del brand nei momenti chiave del programma – dai casting al backstage fino alla finale – e della vita quotidiana dei concorrenti, per incoraggiare i partecipanti in tutte le fasi del concorso a dare il meglio e un forte ingaggio dei social, ma anche contenuti e momenti dedicati che verranno svelati man mano, con il coinvolgimento anche delle reti distributive e iniziative per i clienti AXA.
Il progetto è realizzato in collaborazione con Brand Solutions, divisione interna di Sky Media, e Fremantle.
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MetLife sempre ai vertici per apprezzamento da parte degli intermediari. NPS 16 volte superiore alle altre compagnie
2 anni agoIl Net Promoter Score della compagnia è a quota 39,8. I partner distributivi soddisfatti in particolare dei prodotti e della facilità d’uso degli strumenti informatici
Gli intermediari apprezzano sempre di più MetLife. È quanto emerge dall’edizione 2019 della ricerca annuale sulla soddisfazione degli intermediari svolta dalla compagnia leader a livello mondiale nell’offerta di prodotti assicurativi specializzata in Italia nell’offerta di soluzioni protection (vita di rischio e salute).
Gli intermediari indipendenti che distribuiscono le soluzioni vita e infortuni di MetLife promuovono la compagnia assegnandole un eccellente punteggio di NPS (Net Promoter Score): 39,8. L’indicatore che misura la qualità nella relazione tra compagnia e rete ha registrato una crescita rispetto all’anno scorso, quando con un punteggio di 37,8, MetLife già si attestava a livelli superiori alla media. Nel 2019 MetLife supera di oltre 16 volte la valutazione assegnata agli altri marchi e di quasi tre volte quella di mercato.
La crescita di gradimento maggiore si evidenzia tra gli agenti, per i quali l’NPS passa dal 39,1 al 52,4. Inoltre, MetLife si conferma ancora una volta come un punto di riferimento per i propri partner nelle polizze TCM (Temporanea caso morte): 9 intermediari su 10 considerano MetLife la compagnia con i migliori prodotti vita di puro rischio. Libera Mente Più, la polizza TCM per proteggere il tenore di vita familiare, Mutuo Vivo, polizza vita per chi ha esigenza di proteggere il mutuo e New Protection, prodotto vita pensato per professionisti e aziende, hanno registrato infatti elevati livelli di soddisfazione per via della competitività delle tariffe e delle procedure assuntive.
Gli intermediari hanno valutato molto positivamente in particolare i prodotti, la facilità d’uso degli strumenti informatici, la remunerazione. In forte crescita anche l’apprezzamento della formazione. Da evidenziare che le valutazioni relative a MetLife sono nettamente maggiori della media dei competitor. Gli intermediari della classe di anzianità superiore mostrano un NPS di dieci punti superiori alla media, a dimostrazione di un’attenzione ai partner distributivi costante nel tempo che ha comportato un rafforzamento ulteriore della relazione di fiducia. Non a caso gli intermediari che operano con MetLife hanno ormai superato il migliaio tra broker, agenti e subagenti con un trend di crescita in costante aumento.
“Anche quest’anno – ha dichiarato Maurizio Taglietti, General Manager per MetLife in Italia – i risultati evidenziano concretamente quanto valido sia il nostro modello distributivo fondato su partnership indipendenti. In pochi anni abbiamo instaurato relazioni durature e fruttuose con gli intermediari, grazie alla qualità dei nostri prodotti e all’attenzione che riserviamo a chi, come noi, crede nel valore del comparto della Protection sia per l’industry assicurativa, sia per il cliente finale”.
Nota metodologica:
La ricerca è il frutto di un’indagine che ha coinvolto un campione di 283 intermediari che lavorano con MetLife ed è stata effettuata dalla società di ricerca e consulenza Innovation Team (Gruppo Mbs Consulting) fra marzo e aprile del 2019 per valutare il grado di soddisfazione, di fidelizzazione e il posizionamento rispetto agli altri mandati e marchi con cui gli intermediari indipendenti (agenti, broker e subagenti) collaborano. Il Net Promoter Score è misurato con una scala da 0 a 10, in cui solo i rispondenti che assegnano punteggi uguali o superiori a 9 sono considerati promoter.
Il benchmark di mercato è tratto dall’indagine periodica di Innovation Team “il cambiamento dell’intermediazione ed il punto di vista degli agenti” realizzata tramite 2.500 interviste per monitorare lo stato d’evoluzione del contesto distributivo, le forme di intermediazione e il posizionamento competitivo dei marchi principali.
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Commercio internazionale: le filiere mondiali hanno ancora un futuro brillante
10 mesi agoL’inizio del 2020 è stato segnato da un’improvvisa interruzione del commercio mondiale, frenato dalla recessione globale e all’impennata dell’incertezza.
Quest’anno la recessione dovrebbe coincidere con un forte calo del commercio mondiale internazionale, tanto più che in tempi di crisi tende a diminuire più del PIL. Ma l’impatto di questa reazione sproporzionata è difficile da misurare. L’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) prevede una diminuzione del commerciale globale dal 13% al 32%. Una stima che indica che tutte le regioni dovrebbero subire un calo a due cifre del volume degli scambi. Secondo il modello di previsione Coface, che si basa su alcuni indicatori tra cui il prezzo del petrolio, la fiducia delle imprese americane, le esportazioni coreane o ancora un indice di costo del trasporto marittimo, il commercio mondiale dovrebbe diminuire del 7% nel terzo trimestre 2020, rispetto all’anno precedente.
Tuttavia, la situazione potrebbe essere peggiore poiché la consueta correlazione misurata attraverso modelli lineari non funziona necessariamente in tempi di crisi. Nei periodi di congiuntura economica negativa, il forte aumento dell’incertezza è una delle ragioni che spiega la reazione sproporzionata del commercio rispetto al PIL. Oggi, infatti, è ai massimi storici.
Un nuovo protezionismo che mira all’approvvigionamento in derrate alimentari e prodotti sanitari vitali pesa sul commercio mondiale
Il protezionismo è un altro fattore aggravante. Dall’inizio della crisi sanitaria, il protezionismo commerciale sembra essersi, finora, concentrato sul garantire una fornitura di prodotti alimentari e prodotti medici essenziali da parte dei Paesi. Lo scorso 22 aprile, il 56% delle misure commerciali (193) adottate dal Global Trade Alert erano correlate all’obiettivo sopramenzionato. La maggior parte di queste misure (110) riguardava il divieto di importazione di mascherine e altri dispositivi di protezione, respiratori e prodotti chimici necessari alla produzione di diversi farmaci.
In questo periodo, gli importatori agevolano l’entrata di prodotti medici, mentre gli esportatori rendono più difficile la loro esportazione. In questo contesto, il caso della Cina è particolare. Le esportazioni di prodotti sanitari cinesi sono diminuite del 15% a febbraio 2020 – in piena crisi sanitaria locale. Con una quota di mercato dominante del 55,3% delle esportazioni mondiali di mascherine, la cooperazione della Cina è stata tuttavia essenziale per approvvigionare il mondo. La produzione giornaliera cinese è passata a 116 milioni di mascherine, vale a dire 12 volte la quantità che produceva prima dell’epidemia.
Questa crisi ha portato anche ad un aumento del protezionismo nel settore agroalimentare. Le ondate di acquisti compulsivi innescate dalle prospettive del lockdown non si sono limitate alle famiglie. Alcuni Paesi particolarmente vulnerabili hanno cercato di creare riserve di cereali allo scopo di garantire continuità all’approvvigionamento alimentare nazionale. Oggi, un terzo della fornitura di grano del mercato è soggetta a misure restrittive prudenti da parte dei principali esportatori, in primis la Russia. In questa fase, i divieti di esportazione hanno portato soprattutto a uno spostamento della domanda verso i Paesi europei, come la Francia, così come a una carenza di offerta.
Oltre al grano, il riso è un altro prodotto di base fortemente ricercato in questo periodo singolare. In India, principale esportatore di riso, le misure di confinamento hanno interrotto le filiere di approvvigionamento nazionali, ridotto la disponibilità di manodopera e reso difficile l’accesso ai porti di esportazione, le spedizioni infatti non possono più essere garantite. La Thailandia, principale concorrente del mercato indiano, dispone di ampie riserve di riso, ma le sue esportazioni sono ostacolate dalle misure di confinamento adottate dalla Cambogia, i cui effetti privano la filiera dei lavoratori stagionali di cui necessita. Di conseguenza, il prezzo del riso ha raggiunto a fine marzo il livello più alto da 7 anni.
L’unica buona notizia è che i controlli alle frontiere durante il periodo di lockdown hanno avuto un impatto limitato sul commercio e sono state progressivamente allentate in Europa, al fine di rilanciare l’industria del turismo, e di limitare la carenza di manodopera, in particolare nel settore agricolo.
Proteggere le imprese dagli shock di approvvigionamento esteri è una missione impossibile
Nel lungo termine, le richieste di rilocalizzazione delle fasi di produzione all’interno dello stesso Paese costituiscono un ulteriore rischio per il commercio mondiale. Fin dall’inizio della crisi in Cina, le imprese del mondo intero hanno realizzato quanto dipendessero da questo Paese nelle loro filiere e ora cercano di aumentare la resilienza delle proprie catene di approvvigionamento agli shock esteri dell’offerta. Sono emerse due opzioni possibili: rilocalizzazione completa della produzione sul mercato interno e strategia di diversificazione dei fornitori.
Nel contesto attuale, immaginare una rilocalizzazione completa dei processi produttivi a livello nazionale o regionale evidenzia i problemi legati all’aumento dei costi di produzione e alla mancanza di competenze nazionali. E anche se questi problemi fossero presi in considerazione, un nuovo processo di produzione a livello domestico dipenderebbe comunque dall’approvvigionamento di materie prime, che non può essere trasferito.
La resilienza delle filiere di approvvigionamento dipenderà anche dalla riduzione della dipendenza da un Paese specifico diversificando i fornitori. Oggi infatti, sembra possibile trovare alternative al più importante Paese fornitore del mondo, vale a dire la Cina, per molti settori. Tuttavia, i principali produttori di un settore sono fortemente collegati tra loro, quindi la dipendenza dalla Cina non scomparirà del tutto, anche se l’offerta di fattori produttivi dagli altri principali hub del settore è maggiormente diversificata.
Le filiere mondiali hanno ancora quindi un futuro brillante.
“Questi primi mesi 2020 hanno completamente ridisegnato l’andamento ed i trend del commercio mondiale, esponendolo ad una serie di forti fattori di rischio”, sottolinea Ernesto De Martinis, CEO di Coface in Italia e Head of Strategy Regione Mediterraneo & Africa. “Tuttavia, anche in questo periodo così difficile, è comunque possibile intravedere degli spiragli positivi, per alcuni comparti in particolar modo. Seppure presenti, infatti, dobbiamo ricordare che le misure di controllo dei confini hanno avuto un impatto limitato sulla circolazione delle merci, ed il loro possibile prossimo allentamento in Europa potrebbe ridare apertura sia al turismo sia al settore agricolo, permettendo lo spostamento dei lavoratori del settore. Allo stesso tempo, anche la consapevolezza di dover cercare alternative per ridurre le dipendenze di commercio estero dalla Cina potrebbe dare un impulso positivo alle economie globali, creando nuove rotte e interconnessioni”, aggiunge De Martinis
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